La rubrica del Fatto Quotidiano è dedicata a Tita, ex giocatore del Pescara di Galeone nella stagione 1988-89:
“Altro che Romario, compà”. 1 settembre 1988. È sempre brutto il primo settembre: una sorta di sveglia che ti ricorda la scuola, l’ufficio, i mesi freddi e ti interrompe i sogni. A Pescara, però, quel 1 settembre col sole ancora forte, il mare calmo e gli ultimi bikini, i sogni sono appena iniziati: nei bar dei lidi e della città, cornetto e caffè alla mano, giornale nell’altra, al centro delle discussioni c’è la truppa di Galeone, reduce dalla vittoriosa trasferta di Licata, Coppa Italia.
Si parla del nuovo acquisto Milton Queiroz de Paixao detto Tita, attaccante brasiliano preso dal Leverkusen campione d’Europa che è stato preferito, si narra, a un giovane connazionale conosciuto come Romario O’Baixinho. Contro il Licata, Milton ha segnato una tripletta. Tre giorni dopo, con l’estate che ancora non dà segni di cedimento, all’Adriatico i sogni continuano e i commenti sul lungomare sono ancor più convinti: “Altro che Romario, compà”. Tita ne ha fatti altri tre, stavolta contro il Messina, portando i biancazzurri di Galeone al secondo turno di Coppa Italia.
Il campionato inizierà solo a ottobre, ma quella squadra che l’anno prima, da neopromossa, si era salvata a sorpresa fa sognare la città. Ha Galeone in panchina, uno che vuole vedere giocare a pallone nell’epoca del catenaccio e contropiede e il commendatore Scibilia ha buon naso per gli stranieri. L’anno prima al mister aveva regalato Leo Junior, un asso, seppur sulla carta in fase calante, e poi il baffuto Blaz Sliskovic: un bel vedere, ma non proprio un attaccante puro.
Perciò per far sognare l’Adriatico si punta il mercato brasiliano. Davanti a tutti c’è Edmar, già 28 enne ma con la garanzia dei numeri: capocannoniere del Brasileirao nel 1985 e due volte del Paulista e nel giro della nazionale. Poi c’è un giovane interessante, Romario, e infine c’è Tita, 30 anni, ma che già gioca in Europa, al Leverkusen, dove ha vinto da protagonista la Coppa Uefa.
Il sacrificio economico per Edmar è importante per le casse del Pescara, farne un altro per una scommessa come Romario è proibitivo e rischioso: arriva Tita. E si presenta con 7 gol in tre partite. Sì, perché dopo le triplette con Licata e Messina segna pure contro l’Ancona, il 14 settembre. Così diventano alte le speranze riposte su quel Pescara e su quel brasiliano poco brasiliano, senza grossi fronzoli ma con un fiuto del gol incredibile.
I Delfini verranno eliminati al secondo turno: fatale la sconfitta per 4 a 1 con la Roma di Rudi Völler. Che la pagherà. In campionato il Pescara assume l’andamento tipico della squadra di Galeone: grosse scoppole ma anche vittorie sorprendenti, mettendo in difficoltà le grandi. Tita però non ha lo stesso impatto che ha avuto in Coppa Italia e comincia a sedersi in panchina: solo a dicembre, e partendo da riserva, segna i primi gol in A, raddrizzando con una doppietta una partita che il Pescara stava perdendo per 2 a 0 a Roma contro la Lazio. Gol sempre alla sua maniera: tocchi in mischia, tap-in, ribattute o colpi di testa sfruttando la capacità di far da calamita per il pallone.
Il girone d’andata si chiude con un pareggio a Torino contro la Juve con gol di Tita, quello di ritorno si apre con una tripletta del brasiliano a Roma contro i giallorossi di Liedholm: il Pescara di Galeone a quel punto è addirittura decimo, a tre punti dall’Europa. È la prima del girone di ritorno: da lì il Pescara non vincerà mai più. Tita prende la parotite e non può giocare per un po’. I biancazzurri ottengono pochi pareggi e diverse sconfitte, fino a venir risucchiati nella zona calda.
Poi Tita rientra, ma non è al meglio. Il 21 maggio di 31 anni fa l’ultimo gol, su rigore, contro il Lecce di Mazzone: finirà 1 a 1, con gli abbruzzesi ancora fuori dalla zona retrocessione. Ma altre due sconfitte condanneranno gli uomini di Galeone al ritorno in B: il brasiliano punta ai mondiali del 90 e va via. Prima in Messico, a Leon, dov’è adorato ancora oggi per i tanti gol e per quel titolo che mancava da 40 anni, e al Comunicaciones, in Guatemala, vincendo un altro titolo e chiudendo la carriera.
Oggi, dopo diverse esperienze in panchina, gestisce un centro sportivo, e tra tanti titoli brasiliani, la Uefa col Leverkusen, il trionfo storico col Leon, Tita non ha dubbi: “Pescara è il meglio, come Rio ma con la miglior cucina del mondo”, ha dichiarato in un’intervista . E anche Pescara, ancora oggi, vuol bene a quel centravanti che l’ha fatta sognare, anche se non era Romario.
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