Il volto tirato, gli occhi gonfi di chi ha trascorso una notte insonne, ma anche lo sguardo fiero di un uomo che non ha intenzione di piegarsi di fronte alle intimidazioni. Già, perché Daniele Sebastiani, il presidente che ha portato per due volte il Pescara in A nel giro di cinque anni, e che nella notte tra lunedì e martedì ha subito un attentato che avrebbe potuto avere conseguenze gravi (e che in ogni caso gli è costato la distruzione di due macchine) non ha alcuna intenzione di mollare a prescindere. È stanco, amareggiato, preoccupato. E conferma di essere pronto a farsi da parte, ma solo a certe condizioni e non su pressioni. "Se voglio comprare un negozio non lo vado a bruciare... Non regalo il Pescara a chi vuole approfittare di questa situazione. C’è sempre qualcuno che trama sotto, perché se apro il giornale e vedo scritto che “Sebastiani lascia e un altro subentra”, però subentra senza parlare con me evidentemente è qualche cosa di strano... La rabbia c’è e pure la voglia di lasciare. Ma per il rispetto di Pescara e del Pescara cederò solo a chi abbia un progetto serio. Non avventurieri pronti a svuotare le casse. E in ogni caso questa è una società di capitali di cui io sono il socio di maggioranza. Qualsiasi decisione passa da me".
Nessun passo indietro, dunque.
"Nell’immediato no di certo. La disponibilità a vendere la confermo. Ma solo se il Pescara me lo chiede qualche imprenditore serio. Altrimenti si rischia di replicare film già visti e magari finisce che tra sei mesi si portano di nuovo i libri in tribunale".
Piazza in ebollizione, critiche pesanti, contestazioni continue. Il clima generale che si vive a Pescara ha favorito quanto accaduto la notte scorsa?
"Non lo so. Certo, l’atmosfera non è delle migliori. Le critiche sono giuste e inevitabili quando le cose vanno male. Qualcosa da rimproverarci ce l’abbiamo, ci mancherebbe. Se abbiamo appena 9 punti dopo 23 giornate non possiamo certo pensare di aver fatto bene. Ma da qui a subire certe cose…".
Lo spavento è stato tanto.
"Ci siamo svegliati nel cuore della notte, le auto sono andate distrutte, ma poteva andare peggio, nel giardino c’è un impianto di gas per il barbecue, se l’incendio fosse arrivato lì… Mi dispiace soprattutto per mia moglie e le mie figlie. Per ciò che hanno provato in questa occasione e più in generale per quello che devono sopportare da 9 anni".
Se lo aspettava, aveva ricevuto minacce?
"No, nulla. Quattro anni fa, nell’altro campionato di A, avevo subito un episodio simile (bomba carta nel giardino di casa, ndr). Ma è stato un caso isolato. Stavolta si è esagerato. Sono indignato soprattutto da cittadino. Che immagine di Pescara diamo all’Italia?".
Sono stati in tanti, però, a manifestarle solidarietà.
"Sì, non me lo aspettavo e mi ha fatto davvero piacere. I primi a chiamare sono stati Tavecchio e Beretta e poi tutti i presidenti di club, nessuno escluso. Ma ho avuto tantissimi messaggi di affetto dai pescaresi. Questo mi conforta e mi convince ancor di più nell’idea di cedere solo a persone serie".
Un affetto che deriva anche dai buoni risultati ottenuti in questi anni.
"Abbiamo vinto tre campionati, uno di C e due di B (è il presidente che ha vinto di più nella storia del club, ndr) più una finale di playoff di B. Una delle due promozioni è arrivata vincendo il torneo, cosa che non era mai accaduto le altre volte in cui il Pescara era approdato in A. Nel massimo campionato il Pescara mancava da 25 anni, siamo riusciti a conquistarlo per due volte in cinque anni. Ma soprattutto abbiamo tenuto i conti in ordine. Insomma, qualcosa abbiamo fatto".
In questa stagione, però, le cose stanno andando davvero male.
"Per club piccoli come il nostro la salvezza è un’impresa difficilissima. Certo, volevamo fare di più. Ma la stagione non è finita e per noi può ancora avere un senso. Il Pescara non molla". Come Sebastiani.
Autore: Redazione TuttoPescaraCalcio / Twitter: @tuttopescara1
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