Inspiegabile. L'ha trovato lui, Luciano Zauri, l'aggettivo giusto per definire la prestazione del Pescara, sconfitto in casa (1-2) dallo Spezia al termine di una partita brutta ma piena di contraddizioni. I biancazzurri l'avevano giocata decorosamente nel primo tempo, sbloccata e condotta pur senza creare quasi nulla. Poi, nella ripresa, la formazione abruzzese si è sciolta, ha smesso di giocare, concedendo ai liguri campo, iniziativa e maggiore presenza in area. Un black out improvviso, inatteso, contro un avversario che fino a quel momento era stato totalmente evanescente in attacco. Poi, subiti in un minuto i due gol del ribaltone, la squadra ha ripreso a giocare, o almeno a provarci, e si è vista annullare ingiustamente il gol del pari realizzato da Brunori. Una prova che è l'ennesima dimostrazione di come i moduli di gioco possano correggere qualcuno dei difetti, ma la differenza vera la fa sempre l'atteggiamento. E da questo punto di vista, dopo Ascoli, il campo si è incaricato di dimostrare che la soluzione è lontana. Nel primo tempo si era visto un Pescara discreto. Soprattutto nella fase di recupero palla, con i centocampisti molto aggressivi anche se i recuperi non erano quasi mai trasformati in occasioni da rete, anche perché, dopo qualche buon inserimento delle mezzali, l'area di rigore era sempre troppo vuota, con il solo Brunori lasciato solo. Proprio da un recupero è nato il gol da fuori area di Machin, e tanto è bastato. Dall'altra parte infatti, lo Spezia ha fatto vedere solo un possesso palla velleitario. Nella ripresa invece, è successo quello che nessuno poteva immaginare. O meglio, poteva essere prevedibile che lo Spezia (reduce da tre sconfitte di fila) si scuotesse. Impossibile, invece, era pronosticare che i padroni di casa sparissero dal campo. La squadra si è abbassata subito, non è più riuscita a gestire il possesso pala, a imbastire un'azione di rimessa. Alla formazione di Italiano è bastato accelerare un po', stringere Ricci, portare qualche uomo in più in area di rigore e, soprattutto, inserire i centimetri dell'islandese Gudjohnsen. In due minuti il disastro: prima il pari di Bartolomei dopo un errore iniziale di Zappa, poi un'inzuccata del bomber islandese, solissimo sugli sviluppi di un corner. Inutile il forcing finale, con la rete di Brunori annullata per un fallo di mano inesistente. Discutibile la gestione dei cambi di Zauri nella ripresa, quando i suoi erano in apnea a metà campo e forse sarebbe servito consolidare il reparto con l'innesto immediato di Palmiero. Ma sulle sostituzioni si può discutere all'infinito. Il problema vero è che dopo quasi tre mesi di lavoro, il Pescara ha mostrato molti più difetti che qualità. Produce pochissimo, non sembra avere certezze sul piano tattico, ma soprattutto ha fatto vedere (eccezion fatta per il derby) una carenza preoccupante di temperamento. Non un quadro incoraggiante alla vigilia della gara casalinga contro la corazzata Benevento, che potrebbe decidere anche il destino della guida tecnica.

Sezione: Rassegna Stampa / Data: Dom 20 ottobre 2019 alle 12:00 / Fonte: Messaggero
Autore: Redazione TuttoPescaraCalcio / Twitter: @tuttopescara1
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